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INCONTRI IN ATELIER

Ricomposizioni, aggregazioni....Incontri.

Un buon approccio critico all’arte contemporanea presuppone un’osservazione paziente e costante della creatività di un artista. In questi anni di collaborazione con Fabio Pietrantonio ho avuto la possibilità di poterlo osservare da un punto di vista privilegiato, spesso mi capita di andare nel suo atelier, non soltanto per vedere l’avanzamento dei suoi lavori o discutere di progetti in corso e futuri da sviluppare insieme.
Già, perché il suo spazio milanese è un luogo di «incontri» e tra le sue mura si respira aria di casa e il senso della convivialità. Perché il suo atelier è un po’ laboratorio creativo, un po’ galleria d’arte e di design, un po’ showroom e, talvolta, un po’ «show cooking», per la presenza di un’imponente cucina a cui si avvicendano, quasi fossero sacerdoti dietro all’altare, chef improvvisati o stellati pronti a viziare
il fortunato di turno. Si dimentica di essere in uno studio d’artista se non fosse per quella fragranza calibrata e mai pungente di solventi, di colle, di resine e di colori acrilici che ricorda che quelle opere sulle pareti, provengono, in realtà, dal cavalletto nella stanza accanto.

Pietrantonio ha la mania dell’ordine, non c’è nulla fuori posto; i pennelli, i barattoli, le forbici, il punteruoli, le spatole e tutti gli strumenti di lavoro sembrano appena ritirati dal negozio. Con la cura di un ricercatore scienti co, o peggio, l’ossessione del collezionista di erbe rare, l’artista raccoglie ordinatamente Il suo «vocabolario» creativo sistemandolo in cassetti e in vecchi mobili da architetto da lui rigenerati e restaurati.  

Stefano Sbarbaro

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